Con i dazi Borsa e spread in rosso, paura per la crescita

2025-04-08 IDOPRESS

Il 'Liberation Day' di Trump lascia

la Borsa di Milano a picco per la terza seduta consecutiva con

perdite,poi rientrate a -5,18% in chiusura,fino a oltre il 7%.


E l'incertezza fa volare lo spread fin sopra 130,ai massimi di

novembre: gli investitori non colgono l'invito della politica a

evitare "allarmismo" e temono per la crescita dell'Italia,

particolarmente esposta all'export verso gli Usa,con il Def di

prossima pubblicazione che dovrà operare una revisione al

ribasso rispetto alle stime di settembre. E fare i conti con le

categorie economiche che chiedono aiuti.


Anche i mercati azionari del Vecchio

continente sono ancora in scivolata: la Borsa peggiore è stata

quella di Madrid,che ha chiuso con un ribasso del 5,1%,seguita

da Parigi e Amsterdam in

calo del 4,7%. Londra ha ceduto il 4,4% finale,mentre

Francoforte ha perso

il 4%. In tutto sono stati bruciati oltre 683 miliardi con un

rosso di 1.924 miliardi di euro dall'annuncio.


Bankitalia e Confindustria avevano già anticipato una

crescita di appena lo 0,6%,dimezzata rispetto all'1,2% del

Piano strutturale di bilancio. Una valutazione che non prende in

considerazione gli effetti di ritorsioni commerciali,

incertezze,risposta dell'Europa con un negoziato che è appena

agli inizi. C'è un osservato speciale che è lo yuan cinese,dove

una svalutazione da parte di Pechino come risposta ai dazi al

34% di Trump darebbe una sterzata drammatica alla guerra

commerciale. E c'è l'effetto 'impoverimento' per le famiglie con

Piazza Affari in caduta libera,zavorrata dal forte peso delle

banche arrivate a perdere il 12%.


L'ipotesi 'tecnica' per il Def in arrivo al Consiglio dei

ministri di mercoledì punta su una crescita sotto l'1%.


Numeri che impatterebbero sul debito,su cui c'è da

conteggiare anche il maggior costo dei Btp per il Mef: con lo

spread che ha chiuso a 125,i Btp al 3,86% pagano 40 centesimi

in più rispetto a sei mesi fa anche per l'effetto della 'svolta'

di Berlino sulla spesa militare. Non servirebbe una correzione

grazie alle nuove regole di bilancio,e qualche stimolo al Pil

troverebbe appoggi nel clima politico creato dalla deroga

tedesca al Patto di stabilità per la difesa. Emanuele Orsini,

presidente di Confindustria,chiede di attingere ai fondi

europei per la coesione e Transizione 5.0 per un nuovo piano di

incentivi agli investimenti.


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